Dopo la pandemia e il lockdown com’è cambiato il nostro rapporto con le storie e gli schermi? Daniele Vicari, regista “classico” (“Diaz”, “Il passato è una terra straniera”, “L’Alligatore”) e di grande contemporaneità (suo il lungometraggio del 2020 “Il giorno e la notte”, girato interamente in modalità “smart filming”, a distanza con attori e maestranze), riflette e ci fa riflettere sull’evoluzione, l’adattabilità e la resistenza di un’arte che può ingannare perfino la morte.
A partire dalla sua nascita, piú o meno alla fine di ogni decennio il cinema è stato dichiarato superato, finito: in realtà è una creatura mutante che si adegua ai tempi complessi che viviamo e all’evoluzione delle nostre aspettative e richieste, culturali ed emotive.
Un saggio agile sulla settima arte, che è anche un’indagine sociale e psicologica sul presente e il futuro dell’arte e dell’intrattenimento e la loro potenza salvifica in ogni tempo.