L’infanzia, un tempo felice. Poi la giovinezza, l’età adulta, l’inevitabile confronto con il mondo, abitato da chi ce la fa sempre, o così sembra a chi comincia a rallentare, qualche volta con l’affanno di vivere. Accade così a Loris, che comincia a ripiegarsi su di sé e i messaggi d’allarme che il suo corpo gli manda, schiacciato com’è dalle insicurezze del suo lavoro e dalle contraddizioni della sua generazione, che non ha subito guerre o privazioni materiali ma ha avuto in sorte la solitudine della Rete e della precarietà.
La scrittura essenziale di Caminito si apre in questo libro a una sorprendente atmosfera onirica, facendo dell’ipocondria una memorabile protagonista – la seducente e beffarda Catastrofe – e mettendo in scena tra i palazzi urbani la selva oscura in cui tutte le nostre più dolorose esperienze si muovono: noi stessi. Un libro sul potere dell’immaginazione e dell’infanzia, il romanzo di una discesa agli inferi e della risalita verso l’origine luminosa a cui tutti, se vogliamo, possiamo tornare.