L’addio è un combattimento “corpo a corpo”, l’eventualità forse più difficile da elaborare, forse uno degli ultimi tabù di questa nostra epoca veloce e ubiquitaria, in cui la tecnologia ci offre l’illusione di esserci sempre, e che tutti siano sempre “reperibili”. Le storie di Selvetella e Terranova invece ci mettono di fronte all’esistenza di eventi che non possiamo controllare nè dirigere, di cui è necessario liberarsi, e sono particolarmente interessanti proprio per quel volere, forse dovere, “tenere” sempre tutto insieme che caratterizza la visione femminile delle cose.
Non c’è nulla di reversibile in quello che accade al protagonista de “Le stanze dell’addio”, il libro del giornalista Yari Selvetella, una storia d’amore che non fa sconti e affronta con coraggio il tema della perdita della persona amata e di come si possa, incredibilmente, ricominciare. E così per Terranova, che fa i conti con un’ assenza diventata parte integrante della storia della sua protagonista, in cui tutte e tutti, forse, prima o poi potremmo rispecchiarci.