Amio, crush, cringe, chillare: ed è subito sdegno per lo slang o i termini stranieri. Come se, cioè, la lingua italiana fosse un monolite intoccabile, purissimo. Sappiamo, invece, che è un corpo collettivo vivo e pulsante nella società e si plasma per raccontarne le evoluzioni, ed è proprio questo che continua a meravigliarci. Ma allora perché in tanti si arrabbiano davanti a un neologismo, un forestierismo o un giovanilismo?
E se fossero proprio i giovani, invece, a vivere pienamente la nostra lingua anche se non li capiamo immediatamente? Tendiamo un filo tra le generazioni per immaginare lo scenario del futuro con l’aiuto di due studiose che da anni si occupano di evoluzione del linguaggio, di meccanismi di comunicazione dei social, di differenze nelle modalità comunicative fra adulti e giovani. Perché un modo sano, sostenibile, perfino amorevole e amoroso – ma non possessivo né grammarnazi – di vivere la lingua è possibile.