«Cosa ne faremo delle migliaia di bambini che vivevano sotto l’Isis?»
«Li dovevamo uccidere tutti.»
Queste parole raccolte da Francesca Mannocchi durante uno dei suoi reportage di guerra sono l’avvio di una storia che nessuno vuole ascoltare, anche se la Storia ci insegna che resta sempre qualcosa di umano e resistente anche là dove il mondo finge di non sapere guardare.
Non c’è un solo ritratto in Porti ciascuno la sua colpa che non si incida nella nostra mente: le donne vedove di miliziani pronte a essere madri di altri martiri, i bambini dei carnefici dell’Isis accanto ai bambini delle vittime dell’Isis nello stesso campo profughi, i giovanissimi orfani del Califfato che speravano di immolarsi in un attentato e adesso senza una gamba guardano fisso il vuoto, gli adolescenti terroristi che sembrano dei ragazzi di una qualunque periferia del pianeta. Un libro-reportage necessario, che racconta non solo il Male, ma anche la possibilità di una salvezza e la resistenza del nocciolo duro della bellezza del mondo: l’umanità.