“Il “privilegio bianco” è radicato nella nostra storia, nel colonialismo europeo, nella tratta degli schiavi e nell’Impero Britannico. Proprio per tale motivo, anche inconsciamente, nessuno di noi è immune al pregiudizio che fa parte della nostra cultura”. Gabriella Nobile, madre di due figli, porta avanti da tempo con la rete di “Mamme per la pelle” un’azione forte e innovativa di lotta al razzismo in tutte le sue forme, anche le più subdole. Il complesso rapporto con le forze dell’ordine è al centro del suo ultimo libro “Coprimi le spalle” e del primo corso-pilota di informazione antirazzista che vedrà dialogare insieme ragazzi di diversa origine e forze dell’ordine insieme al Ministero degli Interni e all’Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori del Governo).
Il riconoscimento reciproco avviene nelle condizioni giuste, non nel pre-giudizio; e il primo passo è senz’altro quello di chiamare le cose col loro nome. Per esempio, iniziare a pronunciare la parola “razzismo” e di problematizzarlo. Anche l’esperienza della giornalista italo srilankese Nadeesha Uyangoda racconta dello stupore altrui, delle domande cruciali da porsi e da porre agli/alle altri/e in un mondo complesso e apparentemente moderno in cui, però, le etnie non bianche sono rappresentate ancora in maniera stereotipata e macchiettistica nei media e qualcuno/a si chiede ancora di che tonalità di colore sia esattamente quell’“unica persona nera nella stanza”.