Nessuno dipinge più pale d’altare: l’arte contemporanea si sente distante e distratta da questa pratica e, del resto, è faticoso immaginare una pratica pubblica così importante destinata a un uso che non sia “descrittivo” ma immaginifico, onirico, eppure così presente come ha saputo fare Salvatore Garau.
Il ciclo di tele di grandi dimensioni, che vengono dipinte su un materiale povero, il Pvc (quello dei teloni pubblicitari delle nostre città), costituisce nell’insieme (e ciascuna per la sua specificità) una delicata e allo stesso tempo potente riflessione sul sacro e sull’uso che se ne fa nella nostra società contemporanea.
Durante Pazza Idea. Profilo Futuro saranno esposte due delle tele pensate per essere le “pale d’altare” del futuro: evocano nel visitatore domanda e voglia di sacralità, mistero, forse presenza. Siamo di fronte a pitture che incanalano i nostri dubbi: eppure, averle lì, davanti a noi, magari in contesti sacri, come le chiese, può dare un tentativo di risposta. Sono opere che ci vengono incontro, come il bisogno di fede: di più, traducono, queste pennellate opache, queste figure sfocate e forse impersistenti la labilità del nostro essere di fronte al mistero. Non di meno, ecco, sono lì, a presentare la nostra domanda: chi siamo, in cosa confidiamo, quali fratellanze stabiliamo con l’universo che ci circonda e con ciò che è la nostra essenza più intima?