La storia del festival Pazza Idea comincia con i libri e la letteratura, bussole per orientarsi nel presente, oltre che la grande passione che ci muove da sempre.
L’idea di costruire un Festival letterario con le contaminazioni di diverse arti e saperi ha radici profonde, non solo nella storia personale di chi lo fa, ma anche nella natura dei luoghi che si abitano. Pazza Idea è un presidio d’avanguardia culturale e letterario in continua esplorazione nei meandri della nostra Storia, del mutevole presente e dei futuri possibili. I libri e la letteratura sono strumenti di conoscenza e scoperta interiore e soprattutto, per come noi intendiamo il lavoro culturale, sono occasioni di confronto collettivo, finestre che si aprono e orizzonti che non immaginavamo. In questo processo il Festival è sempre strutturato e nutrito dalla presenza di scrittrici e scrittori, autrici e autori che con i loro libri ogni volta ci sorprendono, componendo un puzzle di risposte alle domande, o creandone di nuove.
È come se i libri fossero un Nume tutelare che orienta in ogni scelta, fin dalle prime edizioni sotto il segno della novità e della contemporaneità.
Perché il tempo è misura e specchio delle evoluzioni della società, può risultare utile praticare un esercizio di osservazione sulle intuizioni e le scelte compiute: nel 2013 ci confrontavamo sul concetto di crisi come opportunità, grazie al punto di vista privilegiato del giornalismo, nel dialogo fra Aldo Cazzullo e Giorgio Pisano. E negli anni a seguire sulla stretta attualità insieme a Francesca Mannocchi, Annalisa Camilli e Tiziana Ferrario: non semplici reportage, ma lo sguardo misericordioso sui più fragili, o sui meccanismi più insidiosi del nostro presente, legati al denaro e al potere, come ci ha raccontato Petros Markaris, o al razzismo anche strisciante, con Nadeesha Uyangoda. Abbiamo ragionato su questioni ancora irrisolte come quelle delle diaspore dei popoli, con Sonya Orfalian, e accolto il sentire ecologista e animalista di autori come John Ironmonger.
I libri sono strumento di decifrazione del presente, ma anche di costruzione del futuro: il nostro sguardo è rivolto alle giovani generazioni, con autrici e autori come Giusi Marchetta, Paolo di Paolo e Enrico Galiano, e le riflessioni sulla lettura e sul modo di porla, su come confrontarsi con i ragazzi e le ragazze che abbiamo di fronte e su quali libri assaggiare con loro. Una materia sulla quale fa sempre bene la pluralità di voci, di esperienze e di occasioni per pensarci, per mettere in discussione quel che si fa e per rimettersi in gioco, magari cambiando di qualche grado l’angolo di prospettiva. Come succede quando si tratta della materia incandescente delle emozioni e dei sentimenti: il coraggio, per esempio, con Gabriele Romagnoli, il dolore e le perdite, ma anche le molteplici vite che si possono vivere con Yari Selvetella e perfino le nostre parti più oscure, come con il romanzo Premio Strega di Edoardo Albinati, “La Scuola cattolica” e quello di Marco Missiroli in tempi più recenti.
C’è un filo rosso che lega alcuni dei temi per noi più importanti: attualità, società, progresso ed emancipazione, sguardo sulle complessità, le relazioni umane e molto spesso anche la pura magia delle storie.
Perché è lì che troviamo il riflesso di noi stessi, e del tempo che viviamo: da sempre la nostra attenzione è rivolta ai cambiamenti, alle mutazioni importanti, che siano individuali o collettive. Ed esplorare le relazioni umane è un modo per leggere la contemporaneità, come nei libri di Mario Desiati ed Elena Stancanelli, o ancora di Violetta Bellocchio o Chiara Barzini: forze e debolezze, legami familiari o eros travolgente, il centro di tutto è sempre una umanità pulsante e vitale. Quella vita che pure resiste nella malattia, ci ha raccontato il Premio Pulitzer per la narrativa Anne Boyer.
E che dire dell’amicizia, che Emanuele Trevi ha raccontato con tenerezza unica? E degli amori che prendono direzioni impreviste, come nel libro della regista Cristina Comencini? La vita e la letteratura sembrano procedere di pari passo, hanno un valore quasi taumaturgico, perché riescono a scardinare le paure e mostrano che nulla di ciò che è umano ci è estraneo: in questo Daniele Mencarelli è stato maestro, così come lo psichiatra Paolo Milone, ma anche Matteo B. Bianchi.
Ancora, il rapporto con i padri, visto dai figli: è un canone frequente in letteratura, ma abbiamo sempre bisogno di esplorarlo, ci dicono le voci giovani come Tommaso Giagni, Pietro Grossi, Nadia Terranova e Marta Barone, e i fili dei racconti che disegnando il passato chiariscono il presente, come accade anche a Manuel Vilas che riesce contemporaneamente a trasmettere il senso della perdita e della speranza, quando sono rivelatrici di bellezza. E così anche nelle narrazioni “dickensiane” di Michel Faber, con cui l’arte affabulatoria raggiunge altissimi livelli, e con Jan Brokken: il racconto delle città più amate ci riporta a una riflessione felice su quello che per noi è il genius loci, i luoghi che si fanno abitare e ci abitano anche quando pratichiamo e lavoriamo con la cultura.
Viola Di Grado, Claudia Durastanti eVeronica Raimo, forti della loro esperienza di vita in qualche modo “straniera” rispetto alle strade consuete, ci portano la loro visione e interpretazione del momento presente – culturale, politico, artistico e forse anche esistenziale.
Lavoro, economie, fasce “disagiate”, problemi a cui trovare soluzioni sono solo alcuni dei punti toccati dalla letteratura di “denuncia” e approfondimento di Marta Fana e Raffaele Alberto Ventura.
La letteratura e i libri sono, per citare Kafka, “un’ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi.” Insomma, sono amici che ci insegnano come “vivere nella tempesta”, che poi è vivere tout court, nella prospettiva di Shakespeare, ma anche di Nadia Fusini, la studiosa che ci ha accompagnato nell’universo dei grandissimi classici, così come, qualche anno dopo, ha fatto per noi Alessandro Piperno.
E grandi classici ormai sono le produzioni di poetesse del calibro di Patrizia Cavalli e Patrizia Valduga, e Maria Grazia Calandrone, che hanno mostrato quanto la parola può essere generatrice di mondi. E di libertà, di nuovi e felici incontri, come nel caso delle storie raccontate da Melania Mazzucco: la letteratura qui disegna le culture “altre” ma anche le grandi figure del passato come “L’architettrice” e le artiste del suo “Self Portrait”, donne straordinarie che hanno tracciato la strada di quello che oggi chiameremmo “empowerment” femminile e nel mondo dell’arte e della società tutta, come raccontato in altra forma da Luca Scarlini con i suoi ritratti di donne italiane del primo Novecento, e ancora più recentemente da Emanuela Canepa, da Emma Dante – che ci ha raccontato, a modo suo, le grandi favole con cui siamo cresciuti affrontando temi importanti come gli stereotipi del maschile e del femminile, la necessità dell’umiltà, il dolore, l’ingiustizia e la forza necessaria per essere se stessi – e con grande successo da Silvia Ballestra per Joyce Lussu, la sua “Sibilla”.
E poi, le narrazioni “alternative” che raccontano dei tempi in evoluzione: i libri servono anche a questo, a ricordarci con amore chi siamo stati, come nel caso del grande fumettista Igort con il suo “My Generation”. E perfino chi potremmo essere: potremmo avere tante vite diverse o un alter ego: uno scenario dei più affascinanti che la letteratura ci offre, come ci ha raccontato Mario Baudino con il suo excursus negli pseudonimi degli scrittori e scrittrici, da Ferrante a Blixen passando per Gary e Stendhal.
E lungo queste strade alternative, Giuseppe Culicchia e Federica Mafucci alias Franca sovvertono tutte le regole della classica presentazione libraria, dando vita all’Anti-Presentazione, tra letture corroboranti e gag esilaranti, un reading spettacolare del tutto fuori dagli schemi. Così come Massimo Giacon e Tiziano Scarpa fuori da ogni logica, in un’insolita presentazione, più simile a una seduta amichevole, continuano nel binario alternativo, a dimostrazione del fatto che la fruizione della cultura trova i suoi mille modi per arrivare a segno.
Non mancano gli omaggi alla grande letteratura e ai classici del Novecento, in forme ibride: il reading di Andrea Bosca su “Gli Amori Difficili” di Italo Calvino, ed “Era sempre festa”, podcast di Chora Media dedicato alle opere di Cesare Pavese.
Quanto a percorsi bizzarri, Matteo B Bianchi e Paolo Nori si ritrovano coinvolti – e a loro volta coinvolgono il pubblico – in un reading a partire da “Mo Mama”, un metodo certamente “altro” per provare a vedere le cose come se le si vedesse per la prima volta.